
‹‹Uscite, senatori, da quest’albero di cemento. È da stamattina che discutiamo senza concludere niente! Guardate il cielo, è già nero. Osservate i proiettili di stelle luminose che lo crivellano, come occhi carismatici... Faremo guerra anche a loro, se necessario, sì, sì! Guerra! Alle stelle, al cielo, alla natura, a quella pulcinellata di nuvole lassù, che c’impediscono di vedere la luna. Guerra! Alla luna stessa, al mondo, a chiunque esiste senza essere noi... Dura tutto così poco... Guardate a che punto stiamo arrivando con l’altruismo! Siamo cresciuti di numero, abbiamo accolto altri fiori. Un crogiolo di razze e nuovi problemi.››
Fiori Ciechi è un romanzo-favola diviso in due racconti, “Fiori Ciechi” e “Probobacter”, due storie surreali e magiche eppur profondamente reali che cercando di portare alla luce l’uomo nudo, senza difese o sovrastrutture protettive. Favole che si bagnano di finzione e di torrida attualità, scoprendo e descrivendo situazioni ed esistenze simboliche.
I Fiori di Florandia sono ciechi di rabbia e di paura, cinici, arrivisti, mercanti, puttanieri, guerrafondai. Uomini travestiti da garofani nel dannato tempo cosmico dell’universo. Un protagonista in carne e ossa, in compagnia del suo enigmatico, umbratile, omonimo alter ego di nome Tibbs, attraversa le regioni sconosciute del suo cervello per ritrovare un se stesso ormai alla deriva.
È un universo delirante quello dove proliferano i batteri Probobacter, espressione del caos e della malattia, un mondo sommerso dai rifiuti nel quale la cura, un batterio-mostro che ingurgita tutto, rappresenta l’immagine della cattiva coscienza dell’uomo, e in cui lo spazio del delirio si assottiglia e si avvicina pericolosamente all’ordinaria vita quotidiana.
I Fiori di Florandia sono ciechi di rabbia e di paura, cinici, arrivisti, mercanti, puttanieri, guerrafondai. Uomini travestiti da garofani nel dannato tempo cosmico dell’universo. Un protagonista in carne e ossa, in compagnia del suo enigmatico, umbratile, omonimo alter ego di nome Tibbs, attraversa le regioni sconosciute del suo cervello per ritrovare un se stesso ormai alla deriva.
È un universo delirante quello dove proliferano i batteri Probobacter, espressione del caos e della malattia, un mondo sommerso dai rifiuti nel quale la cura, un batterio-mostro che ingurgita tutto, rappresenta l’immagine della cattiva coscienza dell’uomo, e in cui lo spazio del delirio si assottiglia e si avvicina pericolosamente all’ordinaria vita quotidiana.