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Mario Dinarelli studia architettura all'Università La Sapienza di Roma, dove si laurea nel 1979 con una tesi sul restauro dei monumenti, dibattuta con Bruno Zevi. In quel periodo si interessa alle manifestazioni culturali che avvengono in città; particolare impressioni lasciano in lui il teatro di Eduardo de Filippo e di Carmelo Bene, il gruppo di danza di Maurice Béjart, e le mostre di Villa Medici: Corot, Matisse, Braque.
Dal 1980 dirige l’ufficio Urbanistico del comune di Bolsena e di Sutri, in provincia di Viterbo, e collabora con altri comuni come esperto in materia paesaggistica. In questo ambito progetta il Piano Regolatore di Bolsena e di Bassano in Teverina, redige i progetti di piani urbanistici attuativi, edifici scolastici e il restauro della trecentesca chiesa di San Francesco in Bolsena.
Dal 1994 inizia a lavorare a una serie di sculture e dal 1997 comincia a incidere opere di grafica dove fissa le immagini dei luoghi dove egli trascorre il quotidiano: la Tuscia, terra bellissima, ferma al suo passato di civiltà contadina; ma anche per inventare città fantastiche, che conservano però le tracce di posti conosciuti. Espone le incisioni dei paesaggi della Tuscia in varie mostre in provincia di Viterbo e a Roma presso il “Lavatoio Contumaciale” fondato da Filiberto Menna. In occasione di queste esposizioni hanno scritto per lui l’Architetto Paolo Portoghesi, la scrittrice e regista Lorenza Mazzetti, l’artista e critico colombiano Samuel Montealegre.