POSTATO IL 24-11-2014 DA Leonardo


Con questo articolo di Giuseppe Moscatelli, dedicato al presunto ritrovamento dei resti di Giulia Farnese nella chiesa di Santa Maria in Carbognano, inauguriamo una serie di guest posts sul blog di Annulli Editori, con l’obiettivo di aprire questo spazio telematico all’ambiente che ci circonda, a chi ci segue, a chi condivide con noi idee e obiettivi culturali.
Nel caso specifico, l’articolo anticipa di pochi mesi l’uscita di un libro biografico dello stesso autore dedicato proprio a Giulia Farnese (ne potete ammirare la copertina qui sotto), che andrà ad inaugurare la nuova collana “Storia e Tradizioni”: una collana che mira a rimettere in piedi, dotandola di nuova veste grafica e orizzonti più ampli, la vecchia “Tuscia, Storia e Tradizioni”. La Tuscia, espunta dal titolo, rimane però centrale nei contenuti: le pubblicazioni saranno infatti inaugurate da un libro di cucina regionale – “Tuscia Slow” di Fabiana Eramo – al quale seguirà una serie di biografie di personaggi storici legati a questo territorio ideata proprio da Giuseppe Moscatelli, già coautore per questa casa editrice di “Itinerari Etruschi tra Lazio, Toscana e Umbria” e “Itinerari Farnesiani in Tuscia”. N
on resta che augurarvi buona lettura.

Leonardo Annulli

 

Giulia-Farnese_coverHo da poco consegnato ad Annulli Editori le bozze di un nuovo libro sulla donna più bella e ammirata del rinascimento italiano: Giulia Farnese detta “La Bella”, pronipote di Bonifacio VIII, sorella di Paolo III e amante di Alessandro VI Borgia.

Giulia, cortigiana pia, accettò appena adolescente di entrare tra le lenzuola del potente e lussurioso cardinal Rodrigo Borgia, seguendo in ciò i voleri non del tutto sottintesi della madre e della suocera che da questa amicizia intima di Giulia col futuro papa Alessandro VI si ripromettevano grandi vantaggi per i rispettivi figli: Alessandro, fratello di Giulia, e Orsino, suo marito. Fiducia ben riposta: il primo fu nominato Cardinale da papa Borgia, gradino iniziale della sua ascesa al soglio di Pietro; il secondo ebbe il feudo e il castello di Carbognano.

Il mistero legato alla figura di Giulia nasce dal fatto che di una donna così bella e famosa non abbiamo un solo ritratto certo e neppure conosciamo il luogo dove fu sepolta, pur essendo risaputo che morì a Roma nel palazzo del fratello, dove fu accolta pochi giorni prima della sua fine. È di questi giorni tuttavia la notizia che le sue ossa sarebbero state ritrovate nella chiesa di S. Maria a Carbognano, paese dove trascorse l’ultima parte della sua vita e di cui fu “Signora”, tant’è che la chiesa suddetta fu da lei fatta costruire, come ancor oggi si legge in una iscrizione sulla facciata.

La notizia del ritrovamento mi ha al tempo stesso sorpreso e “preoccupato”: se confermata avrei dovuto riscrivere l’ultimo capitolo del mio libro! In verità, per quanto suggestiva e intrigante, la notizia mi è subito apparsa inattendibile, prima ancora che improbabile. Intanto trovare delle ossa in una chiesa è quanto di più ordinario si possa immaginare, visto che le chiese sono state per secoli luoghi di sepoltura. Nel caso in questione le ossa erano di due persone diverse per cui era stato ipotizzato che appartenessero a Giulia e al secondo marito Capece Bozzuto, che con lei divise gli anni di Carbognano e le premorì. Ho scritto subito nei forum storici sul web ai quali partecipo che anche questa notizia mi appariva infondata: non vi è infatti traccia storica di dove il marito sia stato sepolto; la sola cosa che sappiamo è che entrambi chiesero nel loro testamento di essere inumati nel sacrario Farnesiano sull’isola Bisentina dove probabilmente però solo Giulia fu accolta. Vista la rilevanza della vicenda anche la Soprintendenza se ne è fatta carico, per scoprire alfine… che nella Chiesa di S. Maria non vi sono i resti del Capece né tantomeno di Giulia ma quelli di tanti altri carbognanesi morti nei secoli, compresi diversi bambini. Insomma si trattava di un vero e proprio ossario.

Chiusa la vicenda così come era naturale che si chiudesse vorrei fare una ulteriore notazione. Quella chiesa già anni fa era stata oggetto di uno scoop storico-artistico: si disse infatti che durante lavori di ristrutturazione erano emersi preziosi affreschi su una parete. Anche in quel caso la notizia era del tutto infondata tanto che mi premurai di renderlo noto alla stampa e al mondo della comunicazione: gli affreschi in questione infatti erano noti da decenni e già pubblicati. Morale: non è con gli scoop che si fa ricerca storica, ma con il lavoro oscuro, umile e paziente cui tanti ricercatori e appassionati si dedicano ogni giorno.

Giuseppe Moscatelli

 

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