POSTATO IL 24-05-2015 DA Leonardo


Pubblichiamo qui guerre-dei-poverisotto la recensione de Le guerre dei poveri di Raffaele Montesano scritta da Mariella Colasuonno, insegnante di Andria, la quale dopo aver fatto da relatrice alla presentazione del romanzo presso la Libreria Persepolis lo scorso 21 aprile (Raffaele ha scritto un racconto di quella giornata, lo trovate QUI), ha voluto “ribadire il concetto” inviandoci questo suo commento scritto.

Le guerre dei poveri sono quelle che si combattono senz’armi, quotidianamente nelle piccole realtà, tra abitudine e folclore, passione e risentimento per dei luoghi abbandonati dalla “Storia”, ma brulicanti di storie. Borgo Nemone è tutto questo. Sin dalle prime righe ci si sente immersi nel profumo di una realtà di paese; profumo uguale a nessuno altro. Roccuccio, adolescente infelice, fa posto a una folla di grande umanità: la madre Rosa, la nonna Concetta, i cinque comunisti, il barista, za Tullina, Maddalena. Una catena infinita di voci, sorrisi, cattiverie, bestemmie.

Romanzo popolare di grande efficacia teatrale. I personaggi rimbombano nella mente con le loro voci, si muovono liberi con disinvoltura sul palco reale della vita. Non si può rimanere lettori passivi di fronte alle battute che si scambiano in maniera energica e ironica.

Ma che lingua è quella di quei poveri paesani? Quella di ogni paese, intrisa di termini dialettali e regionali, saldamente incastonati nella realtà dei luoghi e dei parlanti. Ne dà la cifra l’indiretto libero di tutti gli attori.

Ma quanta vita sprigiona ogni personaggio! Per coglierne il senso è necessario un atteggiamento cinestetico: sentire il rombo gracidante dell’ape che scende in paese, l’impeto passionale del panettiere per Rosa adagiata sulla panca, l’agitarsi della gonna di Maddalena che lascia il posto all’essenza dei pantaloni fiorati, il sapore dei Ziti col ragù, il caldo della controra dei pomeriggi di agosto, le speranze dei cinque comunisti che vedono solo “rosso”. Se a questo si aggiunge il tratto della penna di un uomo che racconta “al maschile”, è fatta! Buona lettura.

Mariella Colasuonno

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